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  • Immagine del redattorePsicologa Francesca Bordone

"Vuole solo attirare l'attenzione!"




Quante volte ci capita di dire o di pensare “Fa così perché vuole solo attirare l’attenzione” riferendoci ai bambini?


Quando i bambini hanno dei comportamenti che non ci piacciono, che ci infastidiscono o di cui non capiamo il motivo, spesso pensiamo che stiano cercando di attirare l’attenzione su di sé.


A COSA CI RIFERIAMO QUANDO DICIAMO CHE UN BAMBINO VUOLE ATTIRARE L'ATTENZIONE?

Con “attirare l’attenzione” di solito intendiamo che il bambino vuole essere guardato, vuole essere al centro di una situazione, vuole appunto che l’attenzione di tutti sia su di lui.

E generalmente cerca di ottenerla attraverso degli atteggiamenti spiacevoli, provocatori o esagerati, a cui può essere attribuita un’accezione egocentrica.

Per cui spesso la reazione dei genitori è quella o di ignorare il comportamento o di arrabbiarsi e cercare di bloccarlo.



PERCHE' I BAMBINI FANNO COSI'?

È importante riflettere sul significato di questi comportamenti.

Infatti, nonostante noi possiamo pensare che queste siano delle espressioni di tipo egocentrico del bambino o dei comportamenti provocatori, perché questo è quello che ci appare, in realtà il più delle volte non è così, soprattutto se si ripetono con una certa frequenza.


La funzione di tali espressioni, infatti, ha a che fare non tanto con il bambino, ma principalmente con noi. Si tratta cioè di modalità attraverso cui il bambino cerca di entrare in contatto con noi o di ristabilire tale contatto.


Questo significa che dietro questi comportamenti ripetuti del bambino si nasconde sempre un BISOGNO, un bisogno di tipo relazionale ed emotivo, una ricerca di contatto e vicinanza. Il bambino ci sta dicendo/chiedendo qualcosa.



MA SE STANNO RICERCANDO UN CONTATTO CON NOI, PERCHE' LO FANNO IN QUEL MODO?

Come abbiamo detto, spesso per ottenere questo contatto, per riuscire ad entrare in relazione, i bambini utilizzano delle modalità disfunzionali che creano lontananza più che vicinanza.

Questo avviene perché i bambini non sono ancora del tutto in grado di riconoscere i loro bisogni e di esprimerli a parole, per cui fanno dei tentativi. Cercano delle strategie che gli permettano di arrivare ai genitori.


Se le modalità più istintive, dirette ed esplicite di ricerca del contatto il più delle volte non hanno funzionato, ovvero il bisogno che era alla base non è stato riconosciuto e soddisfatto, allora proveranno delle altre strategie che gli permettano di ottenere quel contatto, anche se in modo sbagliato.



COSA FARE QUINDI?

Ignorare il comportamento o sgridare per interromperlo non sarà funzionale, perché il bisogno non verrà soddisfatto e quindi molto probabilmente il comportamento si ripeterà, diventerà più frequente o più intenso, o verrà sostituito da altri diversi ma disfunzionali allo stesso modo (ad es. la chiusura in se stessi).


Quindi ciò che dobbiamo fare è prima di tutto capire che cosa ci sta dicendo il bambino con quelle modalità, qual è il suo bisogno. Può essere ad esempio: “ho bisogno di te, del tuo aiuto, di sentirti più vicina/o, di sentirmi accolto nelle mie emozioni, di condividere più tempo con te, di sentire che mi sostieni, che mi apprezzi”, e molti altri.

Non possiamo chiederglielo esplicitamente e aspettarci che ci dica qual è il suo reale bisogno, perché come abbiamo detto il più delle volte neanche loro lo sanno o non sanno come esprimerlo.


Dobbiamo imparare ad osservare e ascoltare i bambini, quello che ci comunicano fra le righe o con le loro modalità di espressione ancora poco evolute.

Certo non è facile, è un po’ come dover decifrare un linguaggio diverso dal nostro.

La differenza però è che i vostri bambini voi li conoscete davvero, e se prestate attenzione, se di fronte a certi atteggiamenti vi abituate ad osservarli e a farvi la domanda “cosa mi sta dicendo? Di cosa ha bisogno?”, se cercate di capire che cosa provano, piano piano imparerete a leggere quel linguaggio, a cogliere dei segnali che vi aiuteranno a riconoscere i loro bisogni e a rispondervi con più facilità.


Allora poi sarete voi ad aiutare loro a capire che cosa stanno provando in quel momento, che cosa vorrebbero dirci con quel comportamento: “Forse stai facendo così perché hai tanta voglia di passare del tempo con mamma che è stata a lavoro tutto il giorno”.

In questo modo si sentiranno riconosciuti nelle loro necessità, sentiranno la loro richiesta capita e accolta, e piano piano con il tempo e la costanza impareranno ad utilizzare modalità più dirette e funzionali per esprimere i loro bisogni.


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